I locali del Comune di Castelplanio non sono riusciti a contenere le tante persone arrivate da ogni angolo del mondo per assistere alla toccante cerimonia d’inaugurazione del museo dedicato al medico marchigiano che per primo nel 2003 identificò e classificò la SARS.
Presenti i familiari: il figlio maggiore Tommaso, la moglie Giuliana Chiorrini e la signora Maria Concetta Scaglione, mamma 95enne del Dottor Urbani, mentre Luca, secondogenito, è impegnato in una missione a Les Cayes ad Haiti. Numerose le autorità civili e militari e i rappresentanti di istituzioni internazionali, quali il Direttore Generale dell’OMS Tedros Adhanom Ghebreyesus,  il consigliere dell’ambasciata della Repubblica Socialista del Vietnam a Roma Nguyen Thai Hoc, il sottosegretario al Ministero della Salute Marcello Gemmato, il prefetto Darco Pellos, il presidente della Regione Francesco Acquaroli, il presidente dell’assemblea legislativa delle Marche Dino Latini, il presidente della Provincia di Ancona Daniele Carnevali. Presenti alla cerimonia anche una delegazione di studenti e i due mini-sindaci dei comuni di Castelplanio e Poggio S. Marcello ai quali la mamma del medico ha voluto tributare un applauso proprio a sottolineare che il museo è principalmente per loro: le nuove generazioni.

“Eroe di Castelplanio, eroe d’Italia, eroe del mondo, eroe della sanità pubblica” sono state le parole con cui Tedros ha esordito a voler sottolineare l’alto valore umano e professionale dell’infettivologo che vent’anni fa riuscì a scongiurare una rovinosa pandemia.
“Ancora oggi il Dottor Urbani con il suo esempio parla a noi adulti e ai ragazzi – dice la maestra Ilenia Severini che da anni porta avanti progetti nelle scuole legati al medico – i ragazzi si appassionano ascoltando la sua storia e si interrogano sulle condizioni di vita e sui diritti negati ai loro coetanei nel mondo”.
Anche il sindaco Fabio Badiali, padrone di casa, in apertura di cerimonia ricorda l’importanza di coinvolgere le scuole: “Il nostro obiettivo con questo museo è dialogare con le scuole e le nuove generazioni, far sì che i valori di Carlo rivolti ai più deboli, vengano recepiti e portati avanti”.
Tommaso Urbani afferma: «Non deve essere un mausoleo che celebri esclusivamente la persona, nè una semplice esposizione dei suoi oggetti, ma un luogo d’incontro dove veicolare idee e progetti ispirati ai messaggi che furono di mio padre”.
Il museo è diviso in tre sezioni: la biografia, il lavoro di medico e l’eredità. In quest’ultima si trovano alcuni elaborati degli alunni recanatesi dell’I.C. “N. Badaloni” che da un decennio, guidati dai loro insegnanti, lavorano sul messaggio dell’eredità loro lasciata dall’infettivologo. A Carlo Urbani è stata inoltre intitolata una delle scuole primarie dell’Istituto, sita nel rione Castelnuovo, e proprio qui lo scorso anno scolastico è stato impiantato e dedicato in sua memoria uno dei Giardini dei Giusti presenti in Italia.
“Grazie a tutti. Ai politici dico soltanto pensate sempre ai più deboli” sono queste le parole conclusive di Giuliana Chiorrini, moglie del medico, emozionata nel ricevere insieme al figlio l’affetto e la stima di tutti i presenti e il dono portato per il museo da Tedros: l’originale della targa commemorativa presente nell’ufficio dell’OMS a Ginevra.